Tra i trucchi che l’industria alimentare ha inventato per alimentare consumi inutili e sprechi c’è quello delle scadenze. Dobbiamo imparare a leggerle, perché il cibo scaduto non è sempre da buttare e dietro questo meccanismo si nasconde uno dei motivi per i quali gli italiani gettano ancora nel cestino quasi il 20 per cento della spesa.
Per regolare i tempi entro i quali un prodotto è ancora commestibile, la normativa europea impiega la dicitura “da consumare entro il” che si applica al cibo fresco ad alta deperibilità e la dicitura “consumare preferibilmente entro” che indica invece un termine entro il quale il prodotto non diventa pericoloso o dannoso ma semplicemente perde alcune caratteristiche organolettiche.
Esclusi alcuni alimenti come il latte fresco che ha una durata extra di un altro solo giorno e le uova da consumare al massimo entro due, tre giorni dopo la data di scadenza, ci sono quindi tanti altri prodotti che anche se scaduti oggi non è detto che debbano essere buttati via il giorno dopo.
Ad esempio, lo yogurt si può mangiare anche una settimana dopo la sua data di scadenza, al massimo contiene meno fermenti lattici e l’olio si mantiene in perfetto stato anche sei mesi dopo la sua scadenza.
Stessa cosa per le bibite, i pelati, il riso e la pasta: quest’ultima in genere ha una data di scadenza lunga due anni. Questo fa sì che superata tale data l’alimento sia commestibile fino a qualche mese successivo.
Anche il tonno in scatola è buono fino a qualche mese dopo la scadenza indicata così come pesce e carne surgelata. I biscotti perdono sapore e fragranza ma rimangono comunque commestibili fino a uno, due mesi dopo il termine.
La data di scadenza è quindi importante ma fino a un certo punto: piuttosto è fondamentale che gli alimenti vengano conservati sempre in maniera corretta.
Per non sprecare il cibo cercate inoltre di non esagerare con la spesa e non approfittate di tutte le offerte “compri due al prezzo di uno” se già sapete che non riuscirete a consumare i prodotti.
Per fortuna non siamo in tempi di guerra, e non abbiamo bisogno di scorte eccessive che poi finiscono nel cestino dell’immondizia.
In collaborazione con www.nonsprecare.it